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Una breve guida al patrimonio culturale e artistico di una delle zone più belle della Sicilia:


ERICE

A 750 metri dal mare dove per secoli gli uomini si sono contesi questo luogo, sorge Erice, fondata molto probabilmente dai misteriosi Elimi, che organizzarono i propri villaggi in luoghi inaccessibili su erte montagne e vi edificarono una munitissima fortezza, contesa dai Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani, che trasformò la città, assieme a Enna e Siracusa, in una delle migliore fortezze dell’isola. Erice fu chiamata dai Normanni Monte S. Giuliano, (che mantenne fino al 1936) in onore del Santo che il Conte Ruggero aveva visto in sogno durante l’assedio della rocca; da allora iniziò una nuova fase di prosperità che continuò anche sotto Svevi, Angioini ed Aragonesi. Questi secoli furono all’insegna di un tenore di vita molto alto grazie ai proventi dell’agricoltura, della pastorizia e dall’artigianato. Infatti la sua diocesi divenne, con Monreale e Siracusa, tra le più grandi e potenti della Sicilia e la città fu arricchita di chiese e palazzi formando così l’attuale volto urbanistico. Questa prosperità ebbe fine verso il ‘700 quando, con i Borboni, Trapani venne elevata alla carica di capo-valle facendo venire meno i proventi che avevano resa florida Erice. Ciò obbligò la città, la sua diocesi e la biblioteca a vendere molti dei suoi floridi possedimenti ai principi siciliani.

Nel borgo di Erice si affacciano cortili fioriti racchiusi tra le mura, case piccole, stradine selciate di pietra a disegni e sul punto più alto dell’abitato sulle rovine del tempio, si erge il Castello di Venere adiacente agli splendidi giardini del Balio da dove lo sguardo spazia con ampia e incantevole veduta sulle isole Egadi, le Saline di Trapani e la costa occidentale della Sicilia. Centro di grande richiamo turistico, conosciuto anche come “città della scienza”, animato da botteghe di artigianato tipico, è possibile ammirare le ceramiche decorate, i tappeti tessuti a mano, oltre i tradizionali dolci di mandorla. 

Per vivere pienamente l’incantesimo di questa cittadina consigliamo di lasciare l’auto a Piazza Grammatico e entrare dal principale ingresso della città che è Porta Trapani. La porta, rivolta verso Trapani, faceva parte delle fortificazioni elimo-puniche le cui mura si snodano per 700 metri fino a Porta Spada dove vi è un posto di guardia medioevale. 
Svoltando a sinistra si può raggiungere la Chiesa Madre intitolata alla Vergine Assunta e fatta costruire da Federico d’Aragona nel XIV secolo ma successivamente rimaneggiata. La chiesa è preceduta da un poderoso campanile, coevo alla chiesa, originariamente una torre di vedetta mentre il portico risale al 1426 mentre i merli sono anch’essi di recente fattura. 

Proseguendo per via Chiaramonte è possibile visitare l’ex Monastero del SS Salvatore, Palazzo Chiaromonte, costruito tra il ‘200 e il ‘300 e poi, attraversando Corso Vittorio Emanuele, raggiungere piazzetta San Martino dove sorge l’omonima chiesa che fu eretta agli inizi del XVIII secolo, sul sito di una chiesetta normanna, e dal cui interno si può accedere al raffinato oratorio della Congregazione del Purgatorio di stile rococò. Nelle immediate vicinanze si trova la Chiesa di San Carlo, edificato ai primi del ‘600. L’annesso convento era famoso in quanto ospitava le monache di clausura che, fino a pochi anni fa, vendevano i dolcetti preparati secondo le antiche ricette. Oggi l’ex convento è sede dalla La Salernitana, centro internazionale di promozione artistica e culturale e sede di interessanti mostre.

Proseguendo per via Roma si raggiungono prima i Giardini del Balio, ideati nel 1878 dal conte Pepoli e così chiamati in onore del governatore normanno Bajulo, e successivamente il Castello di Venere, detto anche del governatore, risalente ai Normanni che lo edificarono sulle rovine del Santuario di Venere. Le adiacenti Torre Medioevali costituivano l’avamposto del Castello, cui erano uniti da poderose cortine murarie. Furono parzialmente ricostruite nella metà del secolo scorso per volontà del conte A. Pepoli cui si deve anche l’edificazione della Torretta Pepoli. Terminata la visita percorrendo la via Gervasi e la via Cusenza si raggiunge la Chiesa di San Giovanni Battista, che domina un precipizio e poi la Chiesa di San Cataldo al cui interno vi è un crocifisso ligneo ritenuto miracoloso. A breve distanza si erge la Chiesa di San Pietro, oggi sede del Centro Internazionale di Cultura "Ettore Maiorana", da cui si può raggiungere, percorrendo via Salerno, il centro della cittadina dove si erge il Palazzo Municipale nel quale hanno sede il Museo e la Biblioteca Comunale. Quest’ultima è ricca di 11.000 volumi, 300 manoscritti del ‘600 e del ‘700, antichi documenti d’archivio e 10 preziosi incunaboli. Il museo ha, invece, tra i suoi pezzi forti un gruppo marmoreo di A. Gagini (1525) , raffigurante l’Annunciazione, una testina di Afrodite risalente al IV sec. a.C. e la rarissima “pintadera”, stampo utilizzato nel neolitico per imprimere sulla pelle disegni ornamentali.

Terminata la visita meritano anche di essere visitate la graziosa settecentesca Chiesa di Santa Teresa, la Chiesa del Carmine e il Palazzo Militare, entrambi quattrocenteschi, e la Chiesa di Sant’Orsola o dell’Addolorata che custodisce i gruppi dei Misteri realizzati nel ‘700 e riproducenti episodi della passione di Cristo.

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